CENTRO PRO UNIONE N. 64 - Fall 2003 ISSN: 1122-0384 semi-annual Bulletin In this issue: Letter from the Director...................................................p. 2 Matteo: fonte per l’ecumene cristiana La nuova traduzione letterario-ecumenica del Vangelo ValdoBertalot....................................................p. 3 Matteo: fonte per l’ecumene cristiana La nuova traduzione letterario-ecumenica del Vangelo LucaDeSantis....................................................p. 8 Le liturgie ecumeniche celebrate dal Santo Padre a Roma e nel mondo GiulioViviani.....................................................p.10 Dialogue and Contemplation Lawrence S. Cunningham.............................................p.34 Centro Pro Unione - Via S. Maria dell'Anima, 30 - 00186 Rome, Italy A Center conducted by the Franciscan Friars of the AtonementDirector's Desk During the past few years experts have been working on a new ecumenical literary translation of the Bible into Italian. It was the pleasure of the Centro Pro Unione to invite two professors to present the new translation of the Gospel of Matthew. The texts of their lectures are included in this issue of the Bulletin. Professor Valdo Bertalot, Secretary of the Bible Society in Italy spoke of the history of the work of the Bible Societies throughout the world and in particular in Italy. The ecumenical dimension of the technical work of translating from the original languages as well as the diffusion of the Word of God were highlighted. Dr. Luca De Santis, op, professor of New Testament exegesis at the Angelicum pointed out the importance of having a good literary translation of the New Testament. The recent Italian translation helped to achieve two objectives: to help Christians recognize each other in the unique Scriptures and to reach a wider public than just those who frequent the churches. The lecture of Msgr. Giulio Viviani, Papal Master of Ceremonies, shows how the Bishops of Rome have consistently promoted ecumenical prayer in first person. In a systematic way he analyzes the moments of ecumenical prayer that the popes since Paul VI have engaged in as a special dimension of their ministry of unity. The number and the variety of prayers shows the importance that the popes have given to spiritual ecumenism. The final article presented in this issue, represents long years of research and study of the writings of Thomas Merton by Professor Lawrence Cunningham of the University of Notre Dame (USA). In his lecture, “Dialogue and Contemplation”, Cunningham shows the connection between the monastic life as it was lived by Merton and dialogue with the world. The nature of this type of dialogue is not academic or scholarly but existential, personal and profound since it is based on the essential core of contemplative enlightenment and awareness. The sixth Paul Wattson-Lurana White lecture will be given by Dr. Mary Tanner and is entitled “Anglican-Roman Catholic Relations: A New Step to be Taken, A New Stage to be Reached?”. We are pleased to also say that Mary has accepted to be the first holder of the “Jean Tillard Chair of Ecumenical Studies at the Angelicum. During the Fall, diverse groups visited the Centro including German and Danish theological students. In September. Representatives from ecumenical research centers in Italy and Europe met in Livorno at the invitation of the Centro di Documentazione del Movimento Ecumenico Italiano for a reflection on the theme: “Where is Ecumenism heading? Evaluation and possibilities”. The Centro was represented by Teresa Francesca Rossi who stressed the peculiar cultural/historical feature of the Centro, both as gift and task, and the “Atonement-spirituality” that permeates all initiatives. A memorial celebration will be held at the Centro for Miss Josefa Koet, one of the Ladies of Bethany who died in Holland on October 13, 2003 at the age of 98. She ministered in Rome at the Foyer Unitas for many years. This periodical is indexed in the ATLA Religion Database, published by the American Theological Library Association, 250 S. Wacker Drive, 16th Floor, Chicago, IL 60606 (http://www.atla.com). James F. Puglisi, sa DirectorN. 64 /Fall 2003Bulletin / Centro Pro Unione 3 Centro Conferenze CCCC Matteo: fonte per l’ecumene cristiana La nuova traduzione letterario-ecumenica del Vangelo Valdo Bertalot Segretario Generale, Società Biblica in Italia (Conferenza tenuta presso il Centro Pro Unione, lunedì, 5 maggio 2003) Nel ringraziare il Centro Pro Unione per l’invito rivoltomi, desidero con il mio intervento evidenziare l’ormai ‘comune’ impegno per la traduzione e la diffusione della Parola di Dio, parte del mandato missionario che l’evangelista Matteo ci trasmette alla fine del suo Vangelo: “Gesù parlò loro: ‘…Andate dunque a rendere discepole tutte le nazioni, battezzando nel nome del Padre e del Figlio e del santo Spirito insegnando loro a osservare tutto quanto vi ho comandato. Ed ecco io sono con voi tutti i giorni fino alla consumazione del tempo’” (28,19-20). La recente traduzione letterario-ecumenica del Vangelo di Matteo pubblicata dalla Società Biblica 1 è l’ultima realizzazione in Italia dell’impegno di traduzione delle Società Bibliche (SB) caratterizzato dalla dimensione interconfessionale, una dimensio- ne ormai consolidata da oltre 40 anni. Tale dimensione ha finalmente realizzato un anelito iniziale del movimento delle SB, nato nel 1804: la collaborazione con tutte le Chiese 2 . Vorrei quindi descrivere più ampiamente il contesto in cui si pone il ns. Matteo tracciando un profilo delle SB e del loro specifico compito di traduzione della Bibbia. Le Società Bibliche Nell’ottobre 2000 a Midrand, in Sud Africa, si è svolta l’Assemblea Mondiale delle SB che ha visto riunite 138 SB attive in circa 200 nazioni del mondo. Al termine dell’incontro di Midrand è stata concordata unanimemente la seguente dichiara- zione d’intenti: “Le SB nazionali si riuniscono insieme in un’associazione mondiale come Alleanza Biblica Universale per consultar- si, sostenersi reciprocamente e per agire insieme nel loro comune compito di raggiungere la diffusione massima, effettiva e significativa di Sacre Scritture e aiutare la gente ad interagire con la Parola di Dio. Le SB realizzano il loro lavoro in accordo e cooperazione con tutte le Chiese cristiane e con le organizzazioni collegate con le Chiese” 3 . Dopo quasi 200 anni dalla fondazione della prima Società Biblica avvenuta nel 1804 in Inghilterra, il movimento delle SB ha raggiunto ormai una dimensione mondiale coinvolgendo tutte le realtà ecclesiali cristiane nel comune impegno di diffusione della Sacra Scrittura in una lingua comprensibile ed a un prezzo accessibile per tutti. È stato proprio questo l’impegno alla base della nascita della SB Britannica e Forestiera l’8 marzo 1804 a Londra quando 300 laici si riunirono in una locanda per costituire un’associazione per realizzare tale scopo. Erano persone appartenenti a più ceti (medi e alti quali commercianti, ufficiali, funzionari amministrativi, parlamentari e diplomatici) e alle diverse realtà ecclesiali. Accolta immediatamente con un vastissimo interesse nel proprio paese essa ha ampliato la sua presenza anche in molti paesi legati all’impero britannico, oltre a promuovere la nascita di SB in altre nazioni (Germania-Wurttemberg 1812, Russia 1813, Olanda 1814, Svezia 1815, Stati Uniti 1816, Francia 1818, Grecia 1819…). L’intento iniziale era di offrire un servizio ed una collaborazione per l’‘apostolato biblico’ a tutte le realtà ecclesiali e le persone coinvolte attivamente, prima solo laiche ma poi anche appartenenti al clero, provenivano dalle diverse Chiese ma senza una esplicita nomina o delega da parte delle stesse. A titolo personale queste persone collaboravano con tutte le realtà ecclesiali senza però dipendere da loro. E per non generare contrasti a carattere confessionale le SB procedevano alla pubblicazione della Bibbia senza note e commenti. Tale situazio- ne durava poco in quanto varie tensioni all’interno delle Chiese protestanti per la stessa presenza dei libri deuterocanonici nella Bibbia e la denuncia delle SB da parte delle Chiese cattolica ed ortodossa come strumenti di un polemico proselitismo protestante, denuncia seguita anche da dure condanne papali nel corso del XIX secolo, hanno impedito l’avvio e la crescita di una collabo- razione sistematica intorno alla diffusione della Bibbia, rimanendo quindi le SB vicine al solo mondo protestante. Non estranee a questo ‘clima freddo’ sono state anche le turbolenti vicissitudini politiche e sociali dell’Europa di allora. Nel corso del XX secolo nasce il movimento ecumenico e soprattutto dopo la seconda guerra mondiale la collaborazione ‘biblica’ fra le Chiese riprende ed aumenta sensibilmente, come lo stesso Concilio Vaticano II ribadisce con la promulgazione della Dei Verbum. Infatti le SB, riunitesi nel 1946 nell’associazione ‘Alleanza Biblica Universale’ 1 Vangelo Secondo Matteo (Roma: Società Biblica Britannica e Forestiera, 2002). 2Cfr. S. MEURER, “Il movimento biblico europeo nel XIX e nel XX secolo”, in M. CIGNONI, A. JESSON, edd., La Parola che cambia il mondo (Roma: Società Biblica Britannica e Forestiera, 2000) 27-28. 3 “V Assemblea Mondiale dell’ABU”, La Parola, 25, 2 (2000) 1.4 Bulletin / Centro Pro UnioneN. 64 /Fall 2003 (ABU), avviano rapporti specifici di collaborazione con il Consiglio Ecumenico delle Chiese alla fine degli anni ‘40, con la Chiesa Cattolica negli anni ‘60 (si veda la firma nel 1968 dei Principi direttivi per la cooperazione interconfessionale per la traduzione della Bibbia 4 ) e negli anni ‘90 con la Chiesa Ortodos- sa Russa ed il Patriarcato Ecumenico di Costantinopoli, raggiun- gendo così una sempre più effettiva e piena cooperazione in ogni aspetto del lavoro (traduzione, stampa e diffusione della Bibbia). Ad oggi le SB sono impegnate insieme alle Chiese in circa 800 progetti di traduzione o revisione della Bibbia nelle lingue di tutto il mondo e diffondono annualmente circa 500 milioni di testi biblici (Bibbie, Nuovi Testamenti, singoli libri biblici o loro selezioni). La dimensione ecumenica che ha confermato e ha promosso, ampliandola, la cooperazione interconfessionale circa il lavoro biblico ha avuto un suo momento profeticamente forte nel decennio fra il 1960 ed il 1970 che vorrei qui ricordare breve- mente. Negli stessi anni del Concilio Vaticano II si teneva a Montreal (luglio 1963) la IV Conferenza mondiale di Fede e Costituzione che, con il suo documento Scrittura, Tradizione e tradizioni, ha affrontato in modo nuovo il difficile rapporto ‘Scrittura e Tradizio- ne’5 Una riflessione, avviata nel 1952 in coincidenza con l’Assemblea del Consiglio Ecumenico delle Chiese svoltasi a Evanston, che propose anche la necessità di un ecumenismo ‘temporale’, ‘verticale’, il rileggere insieme le nostre identità e testimonianze alla luce della Bibbia. La conferenza di Montreal aveva anche indicato la necessità di una chiarificazione della discussione esegetica e interpretativa della Bibbia, discussione poi portata avanti da una serie di incontri a livello mondiale. Nel 1967, a Bristol, Fede e Costituzione approvò il documento Il significato del problema ermeneutico per il movimento ecumenico dove si insiste sulla valenza ‘ecumenica’ delle nuove e sempre necessarie traduzioni: “Uno dei motivi per le quali oggi le Chiese potrebbero richiedere nuove traduzioni risiede nel fatto che esse le vogliono realizzate in una dimensione interdenominazionale. Noi accogliamo questa idea con molto entusiasmo e la raccoman- diamo in modo particolare perché siamo convinti che ciò possa contribuire alla causa dell’ecumenismo”6. Nel novembre del 1965 con la costituzione dogmatica Dei Verbum, uno dei grandi doni del Concilio Vaticano II, assistiamo ad un ‘momento’ storico di recezione del rinnovato ed ampio interesse per la Bibbia nel mondo cattolico, ‘momento’ che a sua volta diventerà successivamente oggetto di recezione. Con l’affermazione della centralità della Bibbia nella vita della Chiesa si stabilisce anche la disponibilità a collaborare interconfessional- mente per la traduzione della Bibbia per il suo uso pastorale nelle comunità locali, disponibilità che avrà un’eco significativa negli anni immediatamente successivi: “Ma poiché la Parola di Dio deve essere a disposizione di tutti in ogni tempo, la Chiesa si prende cura con materna sollecitudine, che si facciano traduzioni appropriate e corrette nelle varie lingue, preferibilmente dai testi originali dei sacri libri. Qualora queste traduzioni, offrendosi l’occasione favorevole e col consenso dell’autorità della Chiesa, fossero fatte in collaborazione con i fratelli separati, potranno essere usate da tutti cristiani” 7 . In tale contesto si consolidava subito una collaborazione specifica tra l’Alleanza Biblica Universale (nota nel mondo anglosassone come United Bible Societies, UBS), che allora si apriva al servizio di tutte le Chiese, anche con studiosi cattolici quali Padre Vogt e Padre (e futuro Cardinale) Martini del Pontificio Istituto Biblico per l’edizione critica del testo greco del Nuovo Testamento predisposta appositamente per i traduttori, The Greek New Testament, (UBS GNT) 8 . Inoltre i Padri Barthelemy, Lohfink e Schenker furono invitati a far parte del Comitato responsabile del progetto di analisi dei problemi di critica testuale dell’Antico Testamento (‘Hebrew Old Testament Text Project’, HOTTP) che trattava in dettaglio le varianti testuali che comporta- no concrete differenze di significato. Questa ricerca è stata poi anche utilizzata in vista di una Quinta editio della famosa Biblia Hebraica di Rudolph Kittel, che in quegli anni vedeva la quarta edizione, la Biblia Hebraica Stuttgartensia, (BHS) 9 . Nel 1968 il Segretariato per la promozione dell’unità dei cristiani, oggi Consiglio Pontificio, e l’ABU firmarono un accordo, Principi per la collaborazione interconfessionale per la traduzione della Bibbia, poi aggiornato nel 1987 10 alla luce dell’esperienza acquisita di oltre 300 progetti di traduzione in comune, un accordo che considerava anche la traduzione e la pubblicazione dei libri deuterocanonici 11 . È stato questo, inoltre, il primo documento vaticano firmato con una realtà non cattolica. Nel 1969 nasceva la Federazione Biblica Cattolica, oggi presente in oltre 100 nazioni, con l’impegno di promuovere l’apostolato biblico nella Chiesa Cattolica, un impegno che prevede anche una dimensione ecumenica nella traduzione e nella 4 SECRETARIAT FOR PROMOTING CHRISTIAN UNITY, UNITED BIBLE SOCIETIES, “Guiding principles for intercon- fessional cooperation in translating the Bible”, Information Service 5, June (1968) 22-25. 5 Cfr. E. FLESSEMAN-VAN LEER, ed., La Bibbia e la sua autorità e interpretazione nel movimento ecumenico, trad. R. BERTALOT, I. GARGANO (Leumann/Torino: ElleDiCi/Claudiana, 1982) 32-46. 6 Ibid., 51, n. 3b. 7 CONCILIO VATICANO II, Dei Verbum. Costituzione dogmatica del Concilio Vaticano II sulla divina rivelazione, 1965, n. 22 (=EV 1, n. 905). 8 The Greek New Testament (Stoccarda: United Bible Societies, 1968 2 ). 9Biblia Hebraica Stuttgartensia (Stoccarda: Deutsche Bibelge- sellschaft, 1966-77). 10 SECRETARIAT FOR PROMOTING CHRISTIAN UNITY, UNITED BIBLE SOCIETIES, “Guidelines for interconfessional cooperation in translating the Bible”, Information Service 65 (1987/III-IV) 140-145. 11 I testi originali ebraico e greco come base per la traduzione erano indicati proprio nell’UBSGNT, nella BHS e nella Septuaginta, nell’edizione a cura di A. Rahlfs pubblicata dalla Deutsche Bibelgesellschaft.N. 64 /Fall 2003Bulletin / Centro Pro Unione 5 promozione della conoscenza della Bibbia in collaborazione anche con le SB. Come esempi di traduzioni o pubblicazioni di edizioni della Bibbia per precise esigenze pastorali nate in tale contesto si possono citare: – la traduzione interconfessionale della Bibbia in francese ‘fondamentale’, Parole de Vie, una versione particolarmente adatta all’alfabetizzazione, realizzata soprattutto su richiesta delle Conferenze Episcopali dell’Africa del Nord Ovest per il crescente impegno di apostolato biblico in mezzo a popolazioni con livelli molto bassi di alfabetizzazione; – l’edizione da studio della Bibbia in lingua spagnola nella traduzione interconfessionale in lingua corrente, Dios Habla Hoy, preparata dall’ABU insieme alla Conferenza Episcopale Latino- Americana (CELAM) per l’apostolato biblico in America Latina, un’edizione particolarmente disegnata per una ‘pastorale biblica’ più che per una presentazione della ricerca esegetica storico- critica. La esemplarità della disponibilità alla collaborazione intercon- fessionale ‘biblica’ di quel decennio ha generato molti altri frutti, alcuni dei quali qui di seguito solo accennati. L’ABU ha successivamente confermato il suo impegno prioritario per nuove traduzioni in lingua corrente condotte interconfessionalmente, un impegno ampliatosi enormemente con la caduta del Muro di Berlino nel 1989 e con la ritrovata libertà religiosa in Europa orientale, area tradizionalmente ortodossa. Nel 1991 l’ABU ha firmato un accordo con la Chiesa Ortodossa russa per la collaborazione per il lavoro biblico in Russia. Dagli anni ‘90 l’ABU ha avviato una serie di colloqui con il Patriarcato Ecumenico di Costantinopoli e con le diverse Chiese Ortodosse su ambiti specifici di collaborazione (testi originali, traduzione, pubblicazione e diffusione della Bibbia) 12 . L’ABU ha inoltre sempre più adeguato le sue stesse strutture ad una dimensione interconfessionale, soprattutto per i progetti di traduzione dove significativamente i Consulenti scientifici per le traduzioni appartengono a tutte le confessioni cristiane: fra di loro v’è anche l’italiano Prof. Don Buzzetti. Ma le diverse confessioni cristiane sono presenti anche nei Comitati mondiali ed internazio- nali dell’ABU, come pure nei Consigli di amministrazione delle singole SB nazionali e nel loro personale a partire dai Segretari Generali stessi. Un esempio ne è la stessa Società Biblica in Italia dove siedono come membri del Consiglio cattolici, ortodossi e protestanti. Eminenti personalità cattoliche italiane hanno fatto parte o fanno parte a diverso livello di questi comitati nazionali ed internazionali: i Vescovi Ablondi, Chiaretti, Savio, Ghidelli, il Card. Martini, il Prof. Bachelet, il Prof. Don Cimosa. Nel 1998, in occasione dell’assemblea mondiale svoltasi ad Harare nello Zimbabwe, il Consiglio Ecumenico delle Chiese ha riconosciuto l’ABU quale organizzazione a carattere ecumenico. La dimensione interconfessionale e missionaria del lavoro biblico è oggi attestata negli stessi documenti e nella prassi della Chiesa Cattolica a livello mondiale e a livello italiano. A livello mondiale come documenti di riferimento abbiamo il Direttorio per l’ecumenismo, il documento della Pontificia Commissione Biblica, L’interpretazione della Bibbia nella vita della Chiesa, le lettere del Papa Giovanni Paolo II Tertio millen- nio adveniente, Ut unum sint, Novo millennio ineunte 13 . Come prassi, a titolo esemplificativo, vorrei ricordare solo la serie di iniziative realizzate nel corso del 2000, durante il Giubileo celebrato dalla Chiesa Cattolica che ha permesso la ideazione, la pubblicazione e la diffusione comune, da parte dell’ABU e del Comitato Centrale del Grande Giubileo, di 5 milioni di testi biblici in 17 lingue diverse, nelle loro versioni interconfessionali in lingua corrente. Fra queste iniziative segnalo il dono che, durante la XV Giornata mondiale della Gioventù svoltasi a Roma nell’agosto del 2000, il Papa Giovanni Paolo II ha voluto fare ai giovani partecipanti: il Vangelo di Marco pubblicato in cinque lingue nelle versioni interconfessionali in lingua corrente per un totale di 1 milione di copie. Tale scelta voleva indicare l’unità intorno alla Parola di Dio e l’impegno di comunicazione dello stesso nella lingua di tutti i giorni 14 . A livello italiano come documenti di riferimento abbiamo i documenti della Conferenza Episcopale Italiana sull’ecumenismo e sulla Bibbia, insieme ai documenti sull’ecumenismo delle Chiese Evangeliche Valdesi e Metodiste15. Come prassi vorrei ricordare alcuni eventi, fra i più significati- vi: innanzitutto Parola del Signore,la traduzione interconfessio- nale in lingua corrente della Bibbia, realizzata negli anni 1976- 1985 e pubblicata insieme dalla casa editrice salesiana LDC e 12 Cfr. I. CARAZA, “Il significato della Sacra Scrittura nella Chiesa Ortodossa e la sua importanza nella traduzione della Bibbia”, in M. CIGNONI, A. JESSON, edd., La Parola che cambia..., op. cit., 67- 74. 13 Cfr. PONTIFICIO CONSIGLIO PER LA PROMOZIONE DELL’UNITÀ DEI CRISTIANI, Direttorio per l’applicazione dei principi e delle norme sull’ecumenismo, 1993, nn. 183-186 (=EV 13, nn. 2468-2471); PONTIFICIA COMMISSIONE BIBLICA, L’Interpretazione della Bibbia nella Chiesa, 1993, n. IV.C.4. (=EV 13, nn. 3140-3144); GIOVANNI PAOLO II, Tertio Millennio Adveniente. Lettera apostolica del Sommo Pontefice Giovanni Paolo II all’episcopato, al clero e ai fedeli circa la preparazione del giubileo dell’anno 2000, 1994, nn. 16, 40 (=EV 14, nn. 1739, 1789); IDEM, Ut Unum Sint. Lettera enciclica del Santo Padre Giovanni Paolo II sull’impegno ecumenico, 1995, n. 44 (=EV 14, n. 2750); IDEM, “Lettera Apostolica Novo Millennio Ineunte del Sommo Pontefice Giovanni Paolo II all’episcopato, al clero e ai fedeli, al termine del Grande Giubileo dell’Anno 2000”, 2000, OR 8- 9.01.2001, 4, n. 12. 14 Cfr. La Parola, 15, 2 (2000). 15 Cfr. [SINODO VALDESE], “Documento sull’Ecumenismo delle Chiese Evangeliche Valdesi e Metodiste (1982)”, in E. PASCHETTO, P. SBAFFI, E. RIVOIR, edd., Evangelici in Italia. Documenti delle Chiese Battiste, Metodiste e Valdesi (1961-1990) (Torino: Claudiana, 1990), 154, n. 6.4; COMMISSIONE CONSULTIVA PER LE RELAZIONI ECUMENICHE DELLA CHIESA VALDESE, “Documento sull’Ecumenismo e il Dialogo Interreligioso delle Chiese Evangeliche Valdesi e Metodiste”, Protestantesimo, 53, 4 (1998) 325-354, nn. 9, 28, 34; CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA, Nota Pastorale: La formazione ecumenica nella chiesa particolare, 1989, nn. I.3, III.5. (=Enchiridion C.E.I. 4, nn. 2202-2203, 2226-2227); IDEM, Nota Pastorale: La Bibbia nella vita della Chiesa, 1995, nn. 8, 32, 34, 41. (=Enchiridion C.E.I. 5, nn. 2912-2914, 2948, 2950, 2957).6 Bulletin / Centro Pro UnioneN. 64 /Fall 2003 dall’ABU. Considerata come un passo irreversibile del dialogo ecumenico, essa ha costituito il primo segno ecumenico italiano di collaborazione attiva fra le Chiese oltre ad essere il primo testo ufficialmente recepito da tutte le Chiese con una accoglienza da parte del pubblico per circa 10 milioni di copie finora. Desidero richiamare anche l’iniziativa proposta dalla Confe- renza Episcopale Italiana, accolta e fatta propria anche dalla Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia e dalla Sacra Arcidiocesi Ortodossa d’Italia, di realizzare una edizione in sette lingue del Vangelo di Luca per 200.000 copie da donare agli alberghi di Roma per permettere ai turisti di conoscere la storia della vita di Gesù in occasione del bimillenario della sua nascita. Le versioni usate sono quelle interconfessionali in lingua corrente dell’ABU. Infine ricordo la proposta della SB, accolta dalla Chiesa Cattolica insieme a tutte le Chiese italiane, di partecipare alla nuova traduzione ecumenica letteraria del Vangelo di Giovanni presentata nel dicembre 1999, cui ha fatto felicemente seguito nel 2002 il Vangelo di Matteo, oggetto dell’incontro di stasera. Scriveva allora il Presidente della SB in Italia, il Past. Ricca “ [...] l’attuazione di questo progetto – piccolo in sé, ma quanto signifi- cativo e promettente! – sarebbe stato ‘un segno importante per la Società’: avrebbe infatti rivelato che ‘sul terreno del lavoro biblico, cioè nel servizio alla Parola di Dio, le Chiese sono capaci di un impegno comune e di una collaborazione fraterna’ […] e il fatto di presentare insieme, alla Società, la pagina biblica tradotta insieme avrebbe illustrato ‘la convinzione comune delle Chiese che nessuna generazione, a cominciare dalla nostra, può permet- tersi di non avere una conoscenza diretta e personale di un testo come la Bibbia’, essenziale per la fede ma anche indispensabile per comprendere la cultura di cui siamo figli e artefici allo stesso tempo. [...] E, per evocare, almeno per cenni, i molteplici legami del testo biblico con la nostra cultura, abbiamo inserito nel volume, oltre ad alcune policromie, tre appendici sui rapporti del quarto vangelo con la letteratura, l’arte e la musica” 16 . Dunque una comune proposta di dialogo con la nostra cultura e la nostra storia come anche ben illustra la successiva traduzione del Vangelo di Matteo. La traduzione della Bibbia Al 2003 sono 2303 le lingue che hanno la Bibbia o una sua parte tradotta. Di queste 405 hanno la Bibbia completa, 1034 il Nuovo Testamento completo, 864 invece hanno almeno un libro biblico tradotto. Per comprendere meglio quanto realizzato negli ultimi due secoli bisogna tenere presente che all’inizio del 1800 la Bibbia o una sua parte era tradotta solo in 60 lingue, all’inizio del 1900 in 500 lingue, dopo la II guerra mondiale in 1000 lingue, superando le 2000 lingue all’inizio del 2000. Le SB hanno presumibilmente contribuito direttamente alla traduzione della Bibbia in circa 1500 lingue 17 . Eppure sono circa 6700 le lingue parlate da più di 500.000 persone almeno e dunque 4400 lingue non hanno testi biblici: l’impegno continua allora per le nuove traduzioni e per le necessarie revisioni. Le SB seguono annualmente circa 800 progetti avviati con le diverse Chiese nel mondo e che coinvolgo- no circa 2000 traduttori: il sostegno finanziario annuale necessario per realizzare questi progetti è pari a 26 milioni di euro. Ricordo infine che sono necessari circa 4/5 anni per tradurre e pubblicare un Nuovo Testamento e circa 15 anni per l’intera Bibbia. Alle obiezioni circa l’inutilità di continuare a tradurre possiamo rispondere almeno con due riflessioni, una teologica ed una storica: – la Parola di Dio è rivolta a tutti, nelle proprie lingue e nelle proprie culture, come ci ricorda Giovanni “e la Parola si fece carne e piantò la sua tenda fra noi, e noi vedemmo la sua gloria” (1,14); – la Chiesa cresce se si esprime nella ‘lingua del cuore’ e conosce la Parola nella propria lingua, come ci ricordano i Targumim, la Settanta, la Vulgata e le altre antiche versioni che hanno diffuso il messaggio biblico in tutto il mondo. La traduzione biblica è ormai una scienza che prosegue il suo cammino in stretto contatto con altre scienze umane, quali ad esempio: la filologia, l’archeologia, la storia, la sociologia, l’antropologia, l’etnografia, la comunicazione, la psicologia. Rispetto a queste stesse scienze essa ha l’opportunità di verificare i suoi dati su basi geografica e cronologica uniche in quanto la Bibbia è l’opera più tradotta nel mondo e da più tempo. Se la nostra contiguità ‘mediterranea’ potrebbe sottovalutare la complessità della traduzione biblica, il confronto con lingue e culture diverse la evidenziano immediatamente. Alcuni esempi sono le tipologie dei generi letterari nella lingua gbaya del Camerun in Africa dove abbiamo sintassi e semantica diverse a seconda del genere; l’assenza del passivo o della consecutio temporum in molte lingue dell’Africa occidentale; la connotazio- ne di ‘coraggio’ come ‘cuore duro’ in altre lingue 18 . Le SB, alla luce della secolare esperienza acquisita, hanno sviluppato teorie e metodologie specifiche di traduzione e di gestione delle varie fasi di un progetto, nonché strumenti specifici per la realizzazione di questi progetti che sono sempre seguiti da consulenti scientifici dell’ABU, altamente qualificati. Questo sviluppo è oramai configurato sempre in una dimensione intercon- fessionale. Fra gli strumenti ricordo: 19 16 Vangelo Secondo Giovanni (Roma: Società Biblica Britannica e Forestiera, 1999) 10. 17 Per maggiori informazioni si veda il sito dell’ABU: www.biblesociety.org 18 P. STINE, “Tradurre il Vangelo”, in M. CIGNONI, A. JESSON, edd., La Parola che cambia..., op. cit., 57-65. 19 P. ELLINGWORTH, “Sussidi per traduttori e lettori”, ibid., 51- 56; A. JESSON, “Scheda 41. I testi biblici nelle lingue originali e il loro apparato critico”, ibid., 167-170.N. 64 /Fall 2003Bulletin / Centro Pro Unione 7 – le ‘edizioni critiche’ aggiornate dei testi originali ebraico e greco 20 con i commentari delle maggiori varianti testuali utili per i traduttori 21 realizzati in collaborazioni con le maggiori università; – la serie UBS Handbooks for Translators, commentari esegetici specifici per la traduzione; – lessici basati su ‘domini semantici’ sia per il NT che per l’AT 22 ; – monografie su argomenti specifici linguistici e non, quali la flora e la fauna della Bibbia; – la rivista scientifica The Bible Translator. Per le teorie e le metodologie di traduzione le SB hanno fatto riferimento e continuano a fare riferimento al lavoro dapprima pionieristico e poi ampiamente sviluppato di Eugene Nida, uno dei maggiori linguisti della traduzione e per molti anni coordinato- re mondiale dell’ABU per la traduzione 23 . Per le metodologie di gestione, soprattutto a livello ‘politico’, di un progetto di traduzione, le SB hanno identificato una serie di elementi costitutivi e fasi di cui troviamo una esemplificazione nei Principi direttivi per la cooperazione interconfessionale per la traduzione della Bibbia del 1968-1987 concordati fra le SB e il Consiglio Pontificio per l’Unità dei Cristiani, alla base di oltre 300 progetti realizzati, dove sono descritte le caratteristiche tecniche (testuali quali la determinazione dei testi originali, del canone; esegetiche quali la scelta dei commentari di riferimento e dei sussidi per i lettori; linguistiche quali l’ortografia, l’onomastica, i prestiti, lo stile) e le procedure (clima di cooperazione, struttura per livelli di traduttori, di revisori e di consulenti, designazione e formazione dei membri dei vari gruppi, definizione dei principi di traduzione, supervisione editoriale, proprietà letteraria, editore ed autorizzazione ecclesiastica) 24 . Questa esperienza ‘globale’ è alla base della realizzazione della recente traduzione letterario-ecumenica del Vangelo di Matteo, sulla scia di quella del Vangelo di Giovanni, e di Parola del Signore, la traduzione interconfessionale in lingua corrente della Bibbia realizzata nel 1985 ed attualmente in fase di revisione. Si può ben affermare che la traduzione sempre più è l’espressione di una comunità di singoli individui che pongono al servizio della Parola i loro doni, sempre grati però a quanti come il Diodati o il Martini hanno portato avanti questo impegno da soli con la loro geniale individualità in tempi ben più difficili dei nostri. Insieme a loro e a quanti sono impegnati ieri e oggi in questo servizio preghiamo “perché la Parola del Signore si diffonda e sia bene accolta” (2 Tess. 3,1). 20 Per il NT: The Greek New Testament (Stoccarda: United Bible Societies, 1993 4 ); NESTLE-ALAND, Novum Testamentum Graece (Stoccarda: Deutsche Bibelgesellschaft, 1993 27 ). Per l’AT: Biblia Hebraica Stuttgartensia (Stoccarda: Deutsche Bibelgesellschaft, 1997 5 ); in preparazione: Biblia Hebraica Quinta Editio (Stoccarda: Deutsche Bibelgesellscahft) e la revisione della Septuaginta (Stoccarda: Deutsche Bibelgesellschaft). 21 Per il NT: B.M. METZGER, A Textual Commentary on the Greek New Testament (Stoccarda: United Bible Societies, 19942). Per l’AT: Preliminary and Interim Report on the Hebrew Old Testament Text Project (Londra/Stoccarda/New York: United Bible Societies, 1975-1980) vol. 1.1-5; per la relazione finale cfr. D. BARTHELEMY, ed., Critique textuelle de l’Ancien Testament, Orbis Biblicus et Orientalis, 50/1-3 (Friburgo-Svizzera: Presses Universitaires de Fribourg, 1982-1992). 22 Per il NT: J.P. LOUW, E.A. NIDA, Greek-English Lexicon of the New Testament based on Semantic Domains (New York: United Bible Societies, 1988). Per l’ AT, in preparazione: R. DE BLOIS, A Semantic Dictionary of Biblical Hebrew (New York: United Bible Societies). 23 E.A. NIDA, Toward a Science of Translating (Leiden: Brill, 1964); C.R. TABER, E.A. NIDA, The Theory and Practice of Translation (Leiden: Brill, 1969); J. DE WAARD, E.A. NIDA, From One language to Another. Functional Equivalence in Bible Translating (Nashville: Thomas Nelson, 1986). 24 Cfr. note 4, 10.8 Bulletin / Centro Pro UnioneN. 64 / Fall 2003 Centro Conferenze CCCC Matteo: una fonte per l’ecumene cristiana La nuova traduzione letterario-ecumenica del vangelo Luca De Santis, O.P. Docente di Esegesi del Nuovo Testamento Pontificia Università S. Tommaso D’Aquino – Angelicum (Traccia della Conferenza tenuta presso il Centro Pro Unione, lunedì, 5 maggio 2003) “La lettura d’un classico deve darci qualche sorpresa, in rapporto all’immagine che ne avevamo. Per questa ragione non si raccomanderà mai abbastanza la lettura diretta dei testi originali scansando il più possibile bibliografia critica, commenti, interpretazioni. La scuola e l’università dovreb- bero servire a far capire che nessun libro che parla d’un libro dice di più del libro in questione; invece fanno di tutto per far credere il contrario. C’è un capovolgimento di valori molto diffuso per cui l’introduzione, l’apparato critico, la bibliografia vengono usati come una cortina fumogena per nascondere quel che il testo ha da dire e che può dire solo se lo si lascia parlare senza intermediari che pretendano di saperne più di lui”1. Cito questo testo perché considero il Nuovo Testamento un classico della letteratura mondiale di sempre e perché la preoccu- pazione di Italo Calvino, relativa al sovraccarico cui i classici sono troppo spesso sottoposti, può sicuramente essere condivisa e si può, ovviamente, estendere all’ambito delle traduzioni. Una traduzione è, di fatto, in diversi gradi, un’operazione ermeneutica che può, volontariamente o involontariamente orientare la lettura, sicché il primo problema è quello che nasce dalla tensione tra l’esigenza di diffusione dei testi e l’esigenza della fedeltà al testo da diffondere. Se è vero che tra niente e qualcosa è sempre preferibile qualcosa, è altrettanto vero che si debbano porre in essere metodiche e atteggiamenti volti a garantire, più che sia possibile, la difesa del testo. In altri termini, si tratta di offrire un testo capace di offrire al lettore le stesse caratteristiche dell’originale, per offrire le stesse possibilità interpretative, nel rispetto dell’intenzione dell’autore manifestata dalle scelte, più o meno consapevoli, stilistiche e lessicali. L’ostacolo più grande sembra essere rappresentato dall’abitudine di far precedere l’interpretazione alla lettura del testo, e questo è tanto più vero quando il testo raggiunge il lettore al termine di un itinerario interpretativo molto ricco e complesso. La traduzione rischia di diventare un commentario, con la pretesa di fornire un testo in cui le difficoltà di comprensione sono sciolte, spesso orientando ideologicamente il testo con la rinuncia a considerare le difficoltà un mezzo di comunicazione. Certo, una traduzione che risolva le difficoltà di comprensione o l’asperità di certe strutture sintattiche può originare un bel testo nella lingua d’arrivo, ma ci si chiede se questo sia il servizio di una traduzione. La prima, ovvia, ragione per la traduzione di un testo come il Nuovo Testamento è la necessità della sua diffusione tra un pubblico che non ne conosce la lingua originale. Si tratta di un pubblico molto ampio che al testo del Nuovo Testamento fa riferimento come al testo fondamentale sulla base del quale indirizzare la propria esistenza. Il motivo religioso determina, in maniera consistente, i modelli di traduzione per la funzione normativa attribuita al testo, oltre quella che il testo peculiarmente possiede. L’esigenza di massima diffusione comporta il rischio della semplificazione, sicché la traduzione è – spesso più del lecito – un’operazione di mediazione ermeneutica. Questo processo può dare spazio a traduzioni che sono il prodotto di precomprensioni ben determinate e questo è, senza dubbio, l’aspetto più negativo di manipolazione del testo. In ogni caso si deve tener conto del rapporto fra traduzione e tradizione/i: non c’è nessuno che possa leggere qualunque testo facendo completamente astrazione dalla situazione culturale in cui si trova. Il confronto con situazioni culturali, sempre più velocemente in evoluzione, giustifica la produzione di nuove traduzioni. Il Nuovo Testamento è sicuramente segnato dalla massiccia utilizzazione del testo a fini religiosi, circostanza che ne ha limitato le possibilità di un’affermazione sul piano letterario. L’utilizzazione prevalentemente liturgico-teologico-spirituale del Nuovo Testamento ha contribuito a far sì che un testo sicuramente decisivo per la cultura europea sia tanto scarsamente considerato dagli antichisti. È davvero singolare che nelle nostre Università lo spazio dedicato al Nuovo Testamento sia – con qualche rarissima eccezione – praticamente nullo, così come è praticamente nullo lo spazio dedicato al Nuovo Testamento nelle letterature greche – anche in quelle molto dettagliate. E il Nuovo Testamento non è solo più importante per la nostra cultura di quanto lo sia, per esempio, Plutarco (46-120 d. C.); in molti casi è anche più bello 1 I. CALVINO, Perché leggere i classici (Milano: Mondadori, 1991) 14.N. 64 / Fall 2003Bulletin / Centro Pro Unione 9 come opera letteraria. Certo, tradurre il Nuovo Testamento è un’operazione che comporta il superamento di difficoltà oggettive presenti nel testo. Probabilmente, ci troviamo nel campo più ampio per l’esercizio della critica testuale, che deve spesso preoccuparsi anche di stabilire la punteggiatura. L’enorme quantità di manoscritti disponibili domanda una continua rivisitazione del testo, se non altro per scoprire piste interpretative presenti nella tradizione testuale. Come tutti gli scritti provenienti da un tempo lontano, il Nuovo Testamento propone difficoltà legate a diversi fattori. A titolo puramente esemplificativo si può pensare ai seguenti elementi: – l’utilizzazione di generi letterari, ora, poco diffusi e probabil- mente poco noti; – l’utilizzazione di un lessico che risente prepotentemente delle caratteristiche della koinè e dell’influsso della letteratura e della lingua veterotestamentarie; – l’utilizzazione di codici culturali storicamente determinati. È necessario indagare con particolare cura i fattori succitati, con la consapevolezza che la grammatica e il lessico di un autore non sempre corrispondono alle grammatiche scritte e alle equiva- lenze fornite nei dizionari. Diventa fondamentale l’attenzione agli aspetti formali, come pure a tutti quegli aspetti che, per esempio, sono legati all’oralità. Particolare rilievo assumono le difficoltà del testo, perché la difficoltà è uno strumento, talvolta intenzionale, di comunicazione dal momento che l’autore avrebbe potuto evitare di far ricorso alle difficoltà. La recente traduzione del Vangelo secondo Matteo, edita dalla Società Biblica in Italia, è il frutto della collaborazione delle Chiese cristiane italiane, nata dal desiderio di raggiungere due obiettivi: 1. fare in modo che i cristiani si riconoscano in una sola Scrittura; 2. raggiungere un pubblico più ampio di quello che normal- mente visita le chiese. Per conseguire questi risultati è stato scelto il modello della traduzione letteraria. L’intento è quello di proporre ai lettori di oggi un testo che conservi, più che sia possibile, le caratteristiche del testo di partenza, rispettandone le strutture grammaticali e sintattiche insieme a quelle lessicali e stilistiche. Così il vangelo che per primo ha avuto ampia diffusione nel cristianesimo delle origini viene riproposto con le sue qualità letterarie e, insieme, teologiche, tra le quali si segnalano: a. Organizzazione del testo in cinque grandi sezioni (con alternanza di sezioni narrative e discorsive) tra i racconti dell’infanzia e il racconto della passione, per il grande annuncio che Dio è con noi (cfr. la grande inclusione 1,23/28,20). b. Attenzione ai destinatari e utilizzazione di un linguaggio noto: cose nuove con un linguaggio antico. Questa procedura si rivela, nonostante le apparenze, altamente innovativa: Mt spinge il linguaggio fino alla bestemmia (cfr. p. es., 5,48: “Voi, dunque, sarete perfetti come è perfetto vostro Padre, che è nei cieli”). c. Utilizzazione di tradizioni precedenti: – Mt 16,16-19 e Mc 8,29, a proposito della confessione di Pietro. – Mt 20,20-28 e Mc 10,35-45, a proposito di Giacomo e Giovanni. – Il discorso della montagna in Mt e il discorso dei campi in Lc. Nell’ambientazione di Mt, sicuramente redazionale, si nasconde un grande significato simbolico. Il risultato finale di questo lavoro orientato dalla preoccupazio- ne di fedeltà alla Parola e dall’intenzione di contribuire a costruire la comunione tra le chiese cristiane è, nella consapevolezza dei limiti, la speranza di far seguire alla traduzione del Vangelo secondo Matteo, che affianca la traduzione, pubblicata nel 2000, del Vangelo secondo Giovanni, la traduzione di altri libri neotesta- mentari condotta con gli stessi criteri e senza preconcetti. Forse occorrerà del tempo perché quest’operazione diventi più di un’operazione puramente intellettuale come può al momento sembrare, forse occorrerà la disponibilità a riorientare il rapporto teologia-testo per restituire alla Parola il primato che le spetta e forse occorrerà la disponibilità ad accettare con pazienza critiche che non sempre provengono da chi possieda la necessaria conoscenza della lingua in cui il Nuovo Testamento è stato scritto. Vale la pena di ricordare, come incoraggiamento per il futuro, l’esperienza di un grande traduttore della Bibbia: Girolamo fu oggetto di molte contestazioni a causa della Vulgata, spesso solo per le innovazioni introdotte rispetto alle traduzioni in uso e anche il grande Agostino, pur non conoscendo l’ebraico e con una conoscenza sicuramente vaga del greco, era un accanito contesta- tore della traduzione biblica di Girolamo.Next >