CENTRO PRO UNIONE N. 70 - Fall 2006 ISSN: 1122-0384 semi-annual Bulletin In this issue: Letter from the Director............................................................ p. 2 La preghiera per l’unità da P. Paul Wattson al Concilio Vaticano II e alla collaborazione con il Consiglio Ecumenico delle Chiese Eleuterio F. Fortino .........................................................p. 3 Anglicanism and Eucharistic Ecclesiology Paul Avis ................................................................ p. 11 A Contemporary Lutheran View of the Papacy. The Possibility for Ecumenical Advance William G. Rusch .......................................................... p. 19 Centro Pro Unione - Via S. Maria dell'Anima, 30 - 00186 Rome, Italy A Center conducted by the Franciscan Friars of the Atonement www.prounione.urbe.it Director's Desk In this issue you will find the up-date of the Bibliography of the International Interchurch Theological Dialogues. You may also find the up-to-date bibliography (in real time) on our web site at all times (http://www.prounione.urbe.it click on library and then go to the bibliography of interconfessional dialogues). In this issue of the Bulletin, we are pleased to present the last of the lectures from the Centro Pro Unione’s special series on the Eucharist. Prof. Paul De Clerck speaks of the challenges that the third millennium poses to the celebration of the Eucharist. George Tavard’s conference, given at the Centro during this year’s celebration of the Week of Prayer for Christian Unity, entitled “Hospitality as Ecumenical Paradigm” is also included. Prof. Tavard is no stranger to the Centro since he has spoken here many times both during the Second Vatican Council as well as afterwards. The ninth annual Paul Wattson/Lurana White lecture will be given by Gillian Kingston, Methodist member of the International Methodist-Catholic Dialogue from Ireland. More details of the lecture will be forthcoming in the Fall issue of the Bulletin. The ecumenical symposium sponsored by the Ecumenical Institute «Studi Ecumenici» San Bernardino and the Centro Pro Unione held at the Pontifical University of St. Thomas Aquinas - Angelicum, Rome, from Dec 1-3, 2005 on the theme of “The Relation between Bishop and the Local Church: Old and New Questions in Ecumenical Perspective” was a big success. The acts will be published in a future issue of The Jurist (in English) and in Studi ecumenici (in Italian). Activities of the Centro this year have included courses that were conducted for Caldwell College (USA) on “Faiths Seeking Understanding” and St. Olaf’s College of Minnesota (USA) “On Christian Rome.” in addition to these groups, we received 37 students and faculty from the Ecumenical Institute of Bossey. In addition conferences held this year include “Anglicanism and Eucharistic Ecclesiology” by Dr. Paul Avis from the University of Exeter and “A Contemporary Lutheran View of the Papacy: The Possibility for Ecumenical Advance” by Prof. William Rusch of the Evangelical Lutheran Church in America. These texts will be found in the Fall issue. Our researcher, Dr. Teresa Francesca Rossi, attended the 40th Anniversary Consultation on the mandate of the Joint Working Group between the Catholic church and WCC in Geneva where she presented a paper: “Towards the Renewal of Ecumenism in the 21st Century: The Contribution of the JWG”. Since she is an expert in Pentecostalism, she also attended the Azusa Street Centennial. “Together Again,” held in Los Angeles as guest of the International Charismatic Committee. The Director gave a paper: “Learnings on Apostolicity from the Anglican and Methodist Dialogues” at the University of Durham in honor Walter Cardinal Kasper who received an honorary doctorate. In addition he gave the Runcie Lecture “Constructing Local Theologies. A Challenge for the Future” at the graduation of the Graduate Theological Foundation (GTF). The Centro’s Annual Summer course on the ecumenical and interreligious movements is an approved course of the GTF. This periodical is indexed in the ATLA Religion Database, published by the American Theological Library Association, 250 S. Wacker Drive, 16 th Floor, Chicago, IL 60606 (http://www.atla.com). James F. Puglisi, sa DirectorN. 70 / Fall 2006Bulletin / Centro Pro Unione 3 Centro Conferenze CCCC La preghiera per l’unità da P. Paul Wattson al Concilio Vaticano II e alla collaborazione con il Consiglio Ecumenico delle Chiese Eleuterio F. Fortino Sotto-Segretario del Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani Ottava conferenza annuale in onore di Padre Paul Wattson e Madre Lurana White fondatori della Congregazione Francescana dell’Atonement (Conferenza tenuta presso il Centro Pro Unione, sabato, 17 dicembre 2005) Introduzione “Sulla via ecumenica verso l’unità, il primato spetta senz’altro alla preghiera comune, all’unione orante di coloro che si stringono insieme attorno a Cristo stesso. Se i cristiani, nonostante le loro divisioni, sapranno sempre di più unirsi in preghiera comune attorno a Cristo, crescerà la loro consapevolezza di quanto sia limitato ciò che li divide a paragone di ciò che li unisce” 1 . Questa affermazione dell’Enciclica di Giovanni Paolo II Ut Unum Sint (1995) sulla possibilità, sul significato e sugli effetti della preghiera comune segna il traguardo di un lungo e doloroso percorso fatto dalla Chiesa cattolica. Tale percorso parte, per i cattolici, dalla proibizione della preghiera comune, all’ammissione della sola recita del Padre Nostro in speciali circostanze 2 , alla discussione nel Concilio Vaticano II fino alla individuazione della base teologica della possibilità di pregare insieme, nonché alla sua significativa e efficace utilità ecumenica. In questo processo vari pionieri in tempi e in luoghi diversi hanno promosso iniziative di riflessione teologica e di pratiche realizzazio- ni di gruppi di preghiera, con varie prospettive e impianti teologici. Tuttavia va qui notato che la preghiera per l’unità è stata sempre presente nella Chiesa, in connessione con il problema della divisione come problema grave per la coscienza ecclesiale e con importanti proclamazioni e appelli connessi alle diverse iniziative per la ricomposizio- ne dell’unità (crociate, Concili anche immaginati come ecumenici –Lione II, Firenze), con inviti (gli ortodossi per esempio sono stati invitati al Concilio Vaticano I) e generalmente con appelli al ritorno nella Chiesa Madre. In questo contesto era la preghiera comune che destava difficoltà. Il progresso conosciuto dal processo della preghiera per l’unità è avvenuto nel passaggio dalla preghiera nella propria Chiesa per l’unità, nel senso di ricongiungimento degli altri cristiani nella comunità di chi pregava, alla preghiera comune fra cristiani di Chiese e Comunità non in piena comunione per la piena comunione. Ciò necessariamente presupponeva un progresso previo nella concezione della ricerca dell’unità nel contesto ecclesiologico. Vi sono state anche iniziative che dalla fine del secolo XIX e durante il secolo XX hanno inciso sulla storia e noi oggi godiamo dei frutti da esse prodotti e di cui l’attuale prassi della preghiera per l’unità rimane segnata. 1. Leone XIII e il Novenario per l’unità Il Papa Leone XIII (1978-1903) ha avuto fortemente presente la questione della divisione e dell’unità dei cristiani. Particolarmente con gli orientali, ma non esclusi gli occidentali. Infatti per iniziativa della preghiera per l’unità egli non si rivolge ad un gruppo particolare. Lo storico Rosario F. Esposito in un’opera che considera l’azione di Leone III verso l’Oriente Cristiano così si esprime circa l’iniziativa per la preghiera: “Con il Breve Provvida Matris 3 (5 maggio 1895) egli indicava precisi particolari per la novena di Pentecoste, allo scopo di favorire l’unione dei dissidenti con la Cattedra di Pietro. Dal testo del Breve non si deduce che egli si rivolgesse ad una Comunità particolare di separati, ma, come farà anche nella seconda enciclica sullo Spirito Santo, la Divinum illud munus, si occupa genericamente dei dissidenti, sia Orientali che Protestan- 1 Lettera Enciclica Ut Unum Sint, 22. 2 “Benché in tutte queste riunioni e conferenze si debba evitare qualsiasi communicatio in sacris, però non è proibita la recita del Padre Nostro o di una preghiera approvata dalla Chiesa cattolica, con cui le stesse riunioni vengano aperte e chiuse”, da “Istruzione della Suprema S. Congregazione del S. Offizio all’Episcopato cattolico sul Movimento ecumenico- V, 23”, (20 dicembre 1949) , in C. BOYER e D. BELLUCCI (eds), Unità cristiana e movimento ecumenico: testi e documenti” (Roma: Studium, 1963). 3 AAS 27, 326 (1895) 645-647.4 Bulletin / Centro Pro UnioneN. 70 / Fall 2006 ti” 4 . Leone XIII invita ad un novenario nell’imminenza della Pentecoste per rivolgersi “concordi e con straordinario ardore a Dio, insistendo in quella preghiera: Manda o Signore il tuo Spirito e rinnova la faccia della terra”. Uno dei frutti sarà che “più stretto facciasi e si mantenga il consenso e l’unione degli animi, quale si addice ai figli della Chiesa”. Qui il Papa sta parlando della Chiesa cattolica. Ma aggiunge: “Da questo esempio poi di cristiana concordia fra i cattolici, da questo religioso impegno di preghiera al Paracleto è da sperare sommamente che si promuova la riconciliazione dei dissidenti fratelli, alla quale noi abbiamo rivolto le cure affinché essi sentano medesimamente in se stessi quello che in Cristo Gesù (Fil II,5), partecipando un giorno alla stessa fede e speranza, stretti da dolcissimi vincoli di perfetta carità”. Per promuovere e avvalorare il novenario il Papa concede le indulgenze: “A tutti coloro che per nove giorni continui innanzi alla Pentecoste faranno quotidianamente e devotamente, o in pubblico o in privato, alcune preghiere particolari allo Spirito Santo, concediamo per ciascun giorno indulgenza di sette anni e altrettante quarantene; ed indulgenza plenaria per una sola volta in qualsivoglia dei detti giorni o nel giorno di Pentecoste, o in uno dei giorni seguenti, purché confessati e comunicati preghino secondo la Nostra intenzione di sopra espressa” 5 . Inoltre concede le stesse indulgenze a chi “pregherà di nuovo con le stesse condizioni negli otto giorni seguenti la pentecoste”. Un vestigio di questa iniziativa leoniana si riscontra ancora oggi nella prassi di alcuni Paesi di celebrare la preghiera per l’unità attorno a Pentecoste. 2. P. Paul Wattson e l’Ottavario per l’unità dei cristiani Mentre si divulgava lentamente la prassi del novenario p. Paul Wattson, un episcopaliano americano, assieme ad un altro episcopaliano p. Spencer Jones, lanciava (1908) un’altra iniziativa un ottavario di preghiera per l’unità dei Cristiani da realizzare tra il 18 e il 25 gennaio (The Church Unity Octave). L’anno seguente (1909) p. Wattson e la sua Society of the Atonement, aderivano alla Chiesa cattolica e questa adesione collettiva veniva approvata dalla Santa Sede. Tre mesi dopo l’Ottavario veniva approvato dall’Arcivescovo di New York e dal Nunzio Apostolico negli Usa. Ciò mostra chiaramente due fatti: da una parte il particolare interesse spirituale di p. Wattson per l’unità dei cristiani e dall’altra la sollecita considerazione positiva delle autorità ecclesiastiche locali, in genere prudenti e lente, per l’iniziativa di p. Wattson. Questa iniziativa, manteneva l’obiettivo dell’unità della Chiesa, ma mutava il periodo e la durata della preghiera (18-25 gennaio invece che nel periodo di Pentecoste e ottavario anziché novenario). La domanda è stata fatta, per mezzo di una lettera indirizzata alla rivista The Lamp (“Perché un ottavario e non una novena?) 6 . P. Paul Wattson ha così risposto: “L’adeguatezza di un ottavario – che ha inizio con una festa in onore di ciò che Dio stesso ha costituito quale centro dell’unità cattolica, e cioè la cattedra di Pietro, e che termina con la festa della conversione del grande apostolo dei gentili – è così ovvia che non ha bisogno di tante spiegazioni. Quando il fondatore del cristianesimo ha pregato per l’unità dei suoi discepoli, la ragione che ha dato è stata “che il mondo creda”. Dobbiamo quindi cominciare con l’unità così da poter concludere nella conversione di tutto il mondo. La cattedra di Pietro rappresenta la prima; S. Paolo, il missionario convertito, rappresenta la seconda. Inoltre proprio una ottava, come in musica – è la scala dell’armonia – può simboleggiare l’armonia e l’unità dei cristiani” 7 . La scelta delle nuove date offriva in realtà a p. Wattson la possibilità di sottolineare il fondamento e un’indicazione teologica per la preghiera per l’unità. L’unità dei cristiani si dovrà realizzare attorno alla cattedra di Pietro con l’aggregazione ad essa di quelle comunità che si erano nel tempo staccate da Roma. Il punto fermo è la cattedra di Pietro. L’unità poi, nella linea della preghiera di Gesù, riportata dal Vangelo di S. Giovanni, è orientata all’evangelizzazione, anzi è una condizione “perché il mondo creda”. Vi è stata una progressiva divulgazione ed accoglienza dell’iniziativa da parte di vescovi, di America, dell’Europa, di vescovi latini e orientali cattolici. P. Wattson ha organizzato una vera rete di comunicazione con l’episcopato allo scopo di estendere la pratica di preghiera alla Chiesa Universale. Ad un certo punto il Card. Farley, Arcivescovo di New York, ha chiesto il riconoscimento ufficiale della Santa Sede dell’Ottavario “come preghiera della Chiesa Universale”. Il 25 febbraio del 1916, il Santo Padre Benedetto XV con il Breve Ad perpetuam rei memoriam 8 ha esteso all’intera Chiesa cattolica l’appello per l’ottavario. Il Breve innanzitutto ricorda che “è stato sempre interesse dei Romani Pontefici”, ma che è stato pure “oltremodo a cuore che i cristiani acerbamente allontanatesi dalla religione cattolica vengano infine richiamati ad essa come a madre abbandonata”. Quindi il Papa afferma che con animo lieto ha appreso dell’iniziativa di p. Wattson e del fatto che essa sia stata approvata dai vescovi degli Stati Uniti e benedetta da Papa Pio X. “Perciò - aggiunge - onde le sopraddette preghiere vengano rivolte a Dio dovunque e con abbondante frutto degli animi per ottenere più facilmente l’esito desiderato, Noi, dopo aver ascoltato anche i venerabili nostri fratelli, i cardinali inquisitori generali, concediamo ed elargiamo misericordiosamente nel Signore l’indulgenza e remissione 4 R. F. ESPOSITO, Leone XIII e l’Oriente Cristiano: studio storico- sistematico (Roma: Edizioni Paoline, 1960) 457. 5 Cfr. il testo in C. BOYER e D. BELLUCCI (eds), Unità Cristiana..., op. cit., 31-33. 6 La rivista The Lamp (La lampada) è stata fondata il 23 febbraio 1903 da Padre Paul Wattson e ha continuato la sua attività di promozione della pratica della preghiera per l’unità fino al 1971. È stata la più longeva delle iniziative letterarie di p. Paul, che la curava con dedizione egli stesso. Il primo numero citava un versetto di Isaia che indicava l’impulso interiore del fondatore: “Per amore di Sion non mi terrò in silenzio, per amore di Gerusalemme non mi darò pace, finché non sorga come stella la sua giustizia e la sua salvezza non risplenda come lampada” (Is.62,1). 7 Riportato da D. GANNON, S.A., Father Paul of Graymoor New York: The Macmillan Company, 1951) 260. 8 Cfr. C. BOYER e D. BELLUCCI (eds), ”Unità Cristiana..., op. cit., 57-58.N. 70 / Fall 2006Bulletin / Centro Pro Unione 5 plenaria di tutti i peccati a tutti i singoli fedeli di ambo i sessi che avranno recitato ogni anno una volta al giorno le preci sotto riportate dal giorno 18 del mese di gennaio, sacro alla cattedra romana di S. Pietro, fino al giorno 25 dello stesso mese”. In seguito il Breve indica altre possibilità e condizioni per le indulgenza nell’osservanza dell’Ottavario. L’approvazione e la concessione di indulgenze ratificava l’iniziativa dell’Ottavario e la proponeva all’intera Chiesa cattolica. Ne risultava una ampia divulgazione particolarmente in Inghilterra, Irlanda, Scozia, Belgio, Francia, Polonia e Italia 9 . Un’altra petizione è stata fatta a Roma per rafforzare quella pratica di preghiere. Il Breve di Benedetto XV di fatto aveva dato un decisivo impulso al fondatore di sollecitare l’appoggio dei vescovi cattolici. Nel 1925 venendo a Roma p. Wattson recava la petizione sottoscritta da 200 vescovi e da oltre 5.000 sacerdoti religiosi e laici, orientata ad ottenere dalla Santa Sede una disposizione che rendesse “Obbligatorio l’Ottavario” nello stesso modo in cui erano prescritte le devozioni alla Beata Vergine nel mese di maggio e di ottobre. Nel 1934 la Congregazione dei Riti risponde che la richiesta non può essere accolta prima di aver ulteriormente accertato la sua reale diffusa osservanza nel mondo cattolico. Per decenni però l’Ottavario si era progressivamente diffuso e ha ispirato la preghiera per l’unità tra i cattolici. In quel tempo p. Wattson aveva dato all’iniziativa il sottotitolo “Ottavario della Cattedra dell’unità”. I suoi biografi lo esplicitano così: “Intendeva sottolineare così il carattere papale dell’unità per la quale si pregava, riferendo la parola “cattedra” al Trono di Pietro, sede dell’autorità del Papa sulla Chiesa. Inoltre il nuovo titolo differenziava l’Ottavario da tutte le altre iniziative a favore dell’unione tra protestanti” 10 . Infatti anche al di fuori della Chiesa cattolica si pregava per l’unità. Nel 1926, per esempio, la Commissione “Fede e Costituzione” pubblicava “Suggerimenti per l’ottavario di preghiera per l’unità dei cristiani”. È utile rilevare come anche quella Commissione aveva assunto il termine di “ottavario”. L’iniziativa di p. Wattson aveva la sua propria caratteristica: l’Ottavario – proposto da p. Wattson - era orientato a sollecitare la ricomposizione dell’unità attraverso l’unione corporativa con Roma. I due recenti biografi, entrambi membri della Comunità di p. Wattson, osservano: “Padre Paolo (Wattson) constatava che per la maggior parte degli altri cristiani era impossibile partecipare al suo Ottavario finché questo fosse rimasto esplicitamente orientato nel senso di una “sottomissione” dei non cattolici alla Santa Sede. Bisogna ricordare però che in una lettera scritta un anno prima di morire, p. Wattson suggeriva che ortodossi, anglicani e protestanti potessero pregare in maniera generale per la realizzazione dell’unità” 11 . I due citati biografi presentano due osservazioni realistiche. Innanzitutto che l’estensione del concetto basilare dell’Ottavario, di cui parlava p. Wattson , “si realizzò nel 1935, grazie all’impegno di un sacerdote cattolico della diocesi di Lyon”, l’Abbé Paul Couturier. In secondo luogo, ma decisivamente, affermano i biografi: “I contrasti cessarono nel 1964 con la promulgazione da parte del Concilio Vaticano II, del Decreto sull’ecumenismo, che revocava la condanna della preghiera comune”. 12 Non solo ma il Decreto ne offriva la base teologica e ne indicava l’utilità tanto da raccomandarla. 3. Abbé Paul Couturier e l’Ottava - Settimana per l’unità dei cristiani L’Abbé Paul Couturier (1981-1953), sacerdote di Lyon, ha pubblicato nel 1935 sulla Revue Apologetique l’articolo – urto, come è stato definito, “dal quale è nato tutto il metodo dell’ecumenismo spirituale, a cui resterà legato il nome di don Couturier” 13 . Nel 1932, durante un soggiorno al monastero benedettino di Amay-sur-Meuse (oggi Chevetogne) studiò gli scritti di Don Lambert Beauduin e del Card. Mercier. Rientrato a Lyon, con l’appoggio dell’Arcivescovo, iniziò a promulgare l’idea dell’Ottava di preghiera per l’unità dei cristiani. Nel 1935 chiarì il suo orientamento per la preghiera così formulato: “Si faccia l’unità visibile del Regno di Dio, come Cristo vuole e mediante i mezzi che egli vorrà” 14 . Questa formula riuscì a divulgare l’idea e facilitare la preghiera, in senso più sereno. Di fatti si inseriva nell’orientamento della domanda del Padre Nostro: “Sia fatta la tua volontà”. Va notata la terminologia. All’inizio il Couturier parla di Ottava di preghiera in seguito assume la terminologia “Settimana di Preghiere per l’unità” 15 pur mantenendo lo stesso periodo di otto giorni dal 18 al 25 9 Cfr. D. GANNON, S.A., Father Paul..., op. cit., 161. 10 C. ANGELL e C. La FONTAINE, Un profeta dell’unità: P. Paolo Wattson, S.A. (Roma: Centro Pro Unione, 1984) 118. Forse qui gli autori si riferiscono a queste altre iniziative: il Church Unity Octave Council di Spencer Jones, (1921), la Catholic League (1917); il Council for promoting Catholic Unity (1920) e la Settimana di preghiera dell’Alleanza Evangelica, di spiro missionario e inizialmente anticattolica. 11 Ibidem, 118. 12 Ibidem, 119. 13 Cfr. la nota di M. VILLAIN nella pubblicazione Ecumenismo Spirituale, Gli scritti di Paul Couturier (Alba: Edizioni Paoline, 1965) 65. In questa pubblicazione viene riportato integralmente l’articolo in questione, “Psicologia dell’Ottava di preghiere dal 18 al 25 gennaio,” pp. 65-73. Nel 1937 il Couturier rielaborò il suo pensiero in modo più esteso e articolato nello studio “Universale preghiera dei Cristiani per l’unità”. Una terza redazione ha avuto luogo nel 1944 sotto il titolo “Preghiera e unità cristiana,” cfr Ibidem rispettivamente alle pp. 92-127 e pp. 217-233. 14 Ibidem, 25, mentre a p. 61 si riproduce in fac-simile in una pagina manoscritta dal Couturier si legge: “La prière universelle (sottolineato nell’originale) ne pourra donc être que celle du Christ à la S.te Cène, ch. XVII de St Jean. Nous Lui dirons donc tous: ‘L’Unité que Tu veux par les moyens que Tu voudras’”. 15 Per es. nel 1937 scrive: “La Settimana della Preghiera Universale dei cristiani per l’unità cristiana è il grande richiamo annuale per l’unità cri della carità nei cuori cristiani”, Ibidem, 228. Nel 1945 indica che la “settimana” può essere suddivisa in intenzioni particolari per ciascun giorno: “Da questo punto di vista diventa possibile, se lo si trova conveniente, scomporre l’intenzione fondamentale della Settimana per l’unità cristiana: ‘Si compia l’Unità voluta da Cristo con i mezzi che egli vorrà’, in intenzioni quotidiane”, in questo modo: per il rinnovamento o la santificazione dei cattolici, poi degli ortodossi, degli anglicani, dei protestanti…Cfr. Ibidem, 231-232.6 Bulletin / Centro Pro UnioneN. 70 / Fall 2006 gennaio. Il Couturier conosce le due precedenti iniziative: quella di Leone XIII e quella di p. Wattson e le commenta per l’aspetto positivo generale, ma anche per aspetti particolari. Quella proposta da Leone XIII gli sembra che abbia una intenzione che “rimane un po’ oscura” 16 . Per l’impostazione data da p. Wattson egli afferma che “l’unità era compresa come un ritorno alla Chiesa romana” 17 . Apprezza il periodo proposto da Leone XIII, ma preferisce quello indicato da p. Wattson. Le buone iniziative devono evolversi. “Le due grandi intercessioni unitive, quella della pentecoste e quella di gennaio, devono continuare a coesistere, a vivere, a svilupparsi. Tuttavia il loro passato preconizza per ciascuna un avvenire diverso” 18 . Nel 1935 Paul Couturier fa una sintesi del proprio orientamento per la preghiera per unità dei cristiani. Egli scrive: •L’Ottava non ha un’origine cattolica, •L’Ottava non vuole essere accaparrata dai cattolici, •L’Ottava deve essere una grande azione ecumenica come un’assise triangolare su tre pilastri psicologici: 1.un confiteor prolungato nell’umiltà, preghiera e penitenza, indipendenti ma convergenti, 2.la necessità dell’ecumenicità di tale convergenza. 3.la conservazione integrale dell’indipendenza radicale delle teologie cristiane nonostante questa ecumenicità necessaria. •Si potrebbe parlare di un “Triangolo dell’Ottava”, •L’Ottava si propone come scopo una riunione d’insieme della quale noi sappiamo soltanto che Dio la vuole, poiché Cristo ha pregato per l’unita”. 19 Nel primo punto del triangolo si parla di “preghiere indipendenti, ma convergenti”. Questa è la prospettiva del Couturier: ciascun fedele e ciascuna comunità (cattolica, ortodossa protestante) prega indipendentemente per l’unità, ma in modo convergente. Non vi è ancora la prospettiva della preghiera comune. Egli scrive: “Non è affatto necessario (anzi sarebbe nocivo e rovinoso perché il confusionismo rituale è già un passo verso l’indifferentismo religioso) che questo punto di convergenza prenda corpo visibile per partecipare ufficialmente o no alle stesse cerimonie religiose” 20 . Egli auspica che questa preghiera diventi universale cioè estesa a tutti i cristiani nelle diverse comunioni cristiane, che si crei quasi un “monastero invisibile” in cui si preghi non solo durante la settimana o l’ottava, ma durante tutto l’anno, perché l’unità è un bene immenso per la comunità cristiana ed è voluta da Cristo. Egli sintetizza così il suo pensiero: “Una preghiera universale, indipendente, convergente, di simultaneità visibile, al riparo di qualsiasi interconfessionalismo è possibile e perciò obbligatoria tra tutti i cristiani separati: tale è la conclusione che scaturisce da tutte le considerazioni teoriche precedenti. Esiste o bisogna crearla? Fortunatamente esiste e non rimane che promuoverla. Esiste in una duplice forma” 21 (quella di Leone XIII e quella di p. Wattson). Di queste due iniziative, che pure apprezzava, egli aveva affermato che avevano bisogno di ulteriori sviluppi ecumenici. Lo stesso va detto della forma di preghiera da lui proposta. Per la Chiesa cattolica il Concilio Vaticano II ha posto la base teologica per la possibilità della preghiera comune. 4. L’impegno ufficiale del Concilio Vaticano II. Il 4 dicembre 1965, tre giorni prima della chiusura del Concilio Vaticano II nella Basilica di S. Paolo fuori le Mura ha avuto luogo un evento straordinario. Per la prima volta nella storia, il Papa ha presieduto una preghiera comune con la partecipazione degli Osservatori delle altre Chiese e Comunità ecclesiali che avevano seguito il lavori del Concilio 22 . Il Cardinale Bea, Presidente del Segretariato per l’Unione dei Cristiani, metteva in rilievo che, per salutare definitivamente gli osservatori, “Paolo VI ideò una preghiera in comune, anzi una solenne liturgia della Parola da celebrarsi insieme agli osservatori… La liturgia fu tanto più commovente, in quanto presero parte attiva alle letture de testi della Sacra Scrittura e al canto delle preghiere anche vari osservatori, non solo dal Papa ma anche dai padri conciliari…Con questa liturgia della Parola, il Papa stesso dava un luminoso esempio di quella raccomandazione che un anno prima era stata formulata nel decreto sull’ecumenismo…è lecito anzi desiderabile che i cattolici si associno nella preghiera con i fratelli separati (UR,8)…La liturgia si risolse infatti in una delle più belle esperienze ecumeniche di tutto il Concilio” 23 . Era questa la sanzione pratica e pubblica delle decisioni conciliari; era l’esempio di applicazione pratica dato dal Papa stesso ai cattolici. Nelle sessioni conciliari il tema della preghiera per l’unità e la preghiera comune avevano avuto un denso e partecipato dibattito che coinvolgeva innanzitutto l’ecclesiologia. Ma le affermazioni della Costituzione Lumen Gentium sulla coscienza della Chiesa cattolica circa la Chiesa di Cristo (LG 8), sul riconoscimento delle dimensioni ecclesiali delle altre Chiese e Comunità ecclesiali (LG 15) precisata nel Decreto Unitatis Redintegratio (UR 1, 3,15, 20-22) e sull’affermazione della comunione reale anche se parziale esistente fra la Chiesa cattolica e le altre Comunioni cristiane (LG 15 e UR 3) ponevano il fondamento alla possibilità della preghiera comune nei limiti imposti dalla situazione di non piena comunione. 16 Ibidem, 119. 17 Ibidem, 120. 18 Ibidem, 126. 19 Ibidem, 88. 20 Ibidem, 108. 21 Ibidem, 118; parlando della unanimità di intercessione senza confusionismo, il Couturier scrive: “Ciascuno pregherà al di qua delle frontiere delle sue convinzioni personali e delle sue abitudini personali allo scopo di ottenere l’attuazione dell’unità come l’ha voluta e domandata il nostro comune Salvatore Gesù Cristo”, 230. 22 Sacrosanctum Oecumenicum Concilium Vaticanum Secundum, Observateurs- délégués et hôtes du Secrétariat pour l’unité des Chrétiens au Deuxième Concile Œcuménique du Vatican (Città del Vaticano: Typis Polyglottis Vaticanis,1965). 23 Agostino Bea, Ecumenismo nel Concilio: tappe pubbliche di un sorprendente cammino (Milano: Bompiani, 1968) 231-232.N. 70 / Fall 2006Bulletin / Centro Pro Unione 7 Le conclusioni del Concilio sulla preghiera per l’unità possono essere sistemate in tre tematiche: a) la preghiera per l’unità nella Chiesa cattolica. Il decreto Unitatis Redintegratio nel dare indicazioni sull’esercizio dell’ecumenismo situa la preghiera per l’unità dei cristiani in quel nucleo che chiama l’anima dell’intero movimento ecumenico e che si può giustamente chiamare “ Ecumenismo spirituale” 24 . Il decreto segnale le tre dimensioni che costituiscono l’ecumenismo spirituale: la conversione del cuore, la santità di vita, le preghiere pubbliche e private 25 . Riferendosi al risultato raggiunto dal sopra descritto processo di evoluzione della preghiera per l’unità, il decreto constata: “È infatti consuetudine per i cattolici (sollemne est Catholicis) di recitare insieme la preghiera per l’unità della Chiesa con la quale ardentemente alla vigilia della morte lo stesso Salvatore pregò il Padre: Perché tutti siano una sola cosa (Gv.17,21) 26 . La preghiera per l’unità aveva fatto già molta strada, come del resto il movimento ecumenico a cui la preghiera rimane saldamente connessa. Il Concilio Vaticano II ne prendeva atto e la rafforzava indicandola come costitutiva di quel nucleo chiamato l’anima stessa del movimento ecumenico. b) la preghiera comune per l’unità dei cristiani, Nella Chiesa cattolica lentamente si era sviluppata la riflessione teologica della preghiera comune tra i cristiani in stato di non piena comunione. Gruppi informali la sperimentavano anche non senza tensioni. Queste tensioni provenivano da due cause: l’atteggiamento riservato delle autorità della Chiesa circa la preghiera comune per evitare ogni relativismo ecclesiologico e la non piena unanimità dei teologi cattolici sull’argomento. Il decreto sull’ecumenismo, sui due fronti della normativa e della teologia, apporta una chiarificazione essenziale che in seguito il Direttorio Ecumenico 27 , previsto dallo stesso Concilio, ha esplicitato. Per la normativa il Concilio ha deciso: “In alcune circostanze, come sono le preghiere che vengono indette per l’unità, e nei congressi ecumenici, è lecito anzi desiderabile che i cattolici si associno nella preghiera con i fratelli separati” (UR 8). Nella conoscenza comune permaneva la proibizione della preghiera comune, salvo la recita del Padre Nostro; 28 il decreto conciliare affermava senza mezzi termini che in speciali circostanze “è lecito” (licitum est) ai cattolici associarsi ai “fratelli separati “ (sejunctis) nella preghiera. Era una indicazione liberante e nello stesso tempo impegnativa e responsabilizzante. Non soltanto è lecito, ma anche desiderabile (immo et optandum). Il Concilio ha intravisto il valore positivo della preghiera comune e la ha anche consigliata. Il Concilio, nello stesso tempo, si preoccupa di giustificare la normativa. E lo fa su due piani, su quello della utilità della preghiera comune e su quello della giustificazione del suo fondamento teologico. “Queste preghiere in comune sono senza dubbio un mezzo molto efficace per impetrare la grazia dell’unità (perefficax sane medium gratiae unitatis impetrandae). Analizzate tutte le ragioni di eventuale riserva per la preghiera comune (relativismo ecclesiologico e confusione di assemblee eterogenee) il Concilio, che evidentemente presuppone adeguata informazione e catechesi, dichiara la liceità della preghiera comune e la sua grande efficacia (perefficax). Non esplicita le ragioni di questa efficacia, ma cita un testo del Vangelo di Matteo che è illuminante: “Dove sono due o tre adunati nel mio nome, ci sono io in mezzo a loro” (Mt 18,20) 29 . Il versetto citato è preceduto da un’altra affermazione di Gesù che può aiutare a comprendere l’insieme: “Se due di voi sopra la terra si accorderanno per domandare qualunque cosa, il Padre mio che è nei cieli ve la concederà” (Mt 18,19). Il decreto aggiunge qual è il fondamento teologico che sorregge la possibilità di pregare insieme tra cristiani non in piena comunione. Le preghiere in comune “sono una genuina manifestazione dei vincoli, con i quali i cattolici sono ancora (adhuc) congiunti (coniunguntur) con i fratelli separati (sejunctis)”. Ciò che rende teologicamente e pastoralmente possibile la preghiera comune sono quelle realtà (vinculi) comuni a cattolici ed altri cristiani che fanno si che i cattolici siano ancora congiunti con i fratelli disgiunti. Queste realtà la Costituzione dogmatica sulla Chiesa le chiama rationes e dice che sono plures (plures ob rationes). La costituzione afferma: “Con coloro che battezzati sono insigniti del nome cristiano, ma non professano integralmente la fede o non conservano l’unità di comunione sotto il successore di Pietro la Chiesa sa di essere per più ragioni congiunta” (LG 15). E con un “infatti” (enim) la Costituzione annovera alcune di queste rationes: la Sacra Scrittura, la venerazione alla Trinità e la fede in Gesù Cristo Figlio di Dio e Salvatore, il battesimo, altri sacramenti, l’episcopato, l’Eucaristia, la devozione alla Vergine Madre di Dio. La Costituzione fa intuire che non tutti gli altri Cristiani mantengono in eguale modo questi elementi, Si 24 Lorenz Card. JAEGER commentando il Decreto Unitatis Redintegratio nota: “L’espressione “ecumenismo spirituale” risale a Paul Couturier e indica un intero programma”, Cfr. Il decreto conciliare “sull’ecumenismo” – Storia, contenuto, e significato (Brescia: Morcelliana, 1965) 120. 25 “Questa conversione del cuore e questa santità di vita, insieme con le preghiere private e pubbliche per l’unità dei cristiani, si devono ritenere come l’anima di tutto il movimento ecumenico e si possono giustamente chiamare ecumenismo spirituale” (UR 8). 26 UR 8. 27 La prima volta nel 1967 e più ampiamente nel 1993. 28 Nell’istruzione del S. Offizio (20 dicembre 1949) si prevedeva, oltre al Padre Nostro la possibilità di recitare Una preghiera approvata dalla Chiesa cattolica”, ma quelle approvate per l’unità esprimevano la teologia del “ritorno” nella Chiesa cattolica, cosa che gli altri cristiani non accettavano e quindi era praticamente impossibile recitarle insieme. In ogni modo ciò non è avvenuto. 29 UR 8.8 Bulletin / Centro Pro UnioneN. 70 / Fall 2006 allude alla distinzione fra ortodossi e protestanti. Cosa che va tenuta presente nei rapporti con essi, Ma tra gli elementi segnalati dalla Lumen Gentium ci sono anche quelli comuni a tutti i cristiani, su cui si può fondare la preghiera comune. La Costituzione ci offre un altro elemento che ha un diretto impatto nel nostro tema: “A questo si aggiunge la comunione di preghiere e di altri benefici spirituali: anzi una vera unione nello Spirito Santo, poiché anche in loro con la sua virtà santificante opera per mezzo di doni e grazie, ed ha fortificato alcuni di loro fino allo spargiemento del sangue” (LG 15). Il Decreto aggiunge un’altra idea. E cioè: la preghiera comune non solo si fonda sulla fede comune esistente – di converso essa è limitata dalle divergenze esistenti -, ma essa è anche una genuina manifestazione di questi vincoli di unità esistenti. Una assemblea interconfessionale in preghiera comune esprime nello stesso tempo la fede comune esistente e l’invocazione della piena comunione. Il decreto non ha indicato circostanze, modalità, possibilità e limiti della preghiera comune, cosa che hanno fatto poi il Direttorio Ecumenico ed i direttori locali (nazionali o diocesani) 30 . c) La communicatio in sacris Connessa con la preghiera comune, ma distinta è la questione della communicatio in sacris vera e propria, la partecipazione ai sacramenti. Il Decreto sull’ecumenismo fa un richiamo esplicito: “Tuttavia la comunicazione in cose sacre non la si deve considerare come un mezzo da usarsi indiscriminatamente per il ristabilimento dell’unità dei cristiani” (UR 8). Questa questione è stata discussa ampiamente tra i cristiani nel dopo-concilio31 e anche l’ultimo Sinodo dei vescovi della Chiesa cattolica (2-23 ottobre 2005) se ne è occupato ed una (la 41^) delle 50 propositiones sottoposte al Papa riguarda questo tema. Il Decreto ha affermato il criterio basilare sull’argomento: “Questa comunicazione dipende soprattutto da due principi: dalla manifestazione dell’unità della Chiesa e dalla partecipazione ai mezzi della grazia. La significazione dell’unità per lo più (plerumque) vieta la comunicazione. La necessità di partecipare la grazia talvolta (quandoque) la raccomanda” (UR 8). Quindi il decreto lascia all’autorità episcopale del luogo decidere il concreto tenuto conto delle circostanze di tempo, e di luogo nonché delle eventuali disposizioni della Santa Sede o delle Conferenze episcopali. 5. Cooperazione con il CEC Nell’applicazione degli orientamenti del Concilio Vaticano II va ricordata un’iniziativa del Segretariato per l’unità dei cristiani che continua ininterrottamente, cioè la promozione della preghiera per l’unità dei cristiani. È stato necessario un lento e continuo lavoro per la sua ricezione e realizzazione. In questo contesto va inserita la collaborazione con il CEC che si è mostrata veramente feconda. Il SPUC ha organizzato una stretta collaborazione con il Consiglio Ecumenico delle Chiese per la preparazione comune, per la divulgazione e per la realizzazione della preghiera comune per l’unità dei cristiani. 1. Fin dal 1965 era stato costituito un Gruppo Misto di Lavoro con il Consiglio Ecumenico delle Chiese (CEC). Già nella sua prima riunione quel gruppo aveva “sentito la necessità di stabilire un certo numero di principi per le preghiere comuni”. Si era anche studiata la questione “in quale misura può essere raggiunto un accordo” tra la Chiesa cattolica e il CEC. In questa prospettiva il Segretariato per l’unità dei Cristiani prendeva una iniziativa di chiarificazione all’interno della Chiesa cattolica per un progetto di collaborazione con il Consiglio Ecumenico delle Chiese. Veniva organizzata una consultazione dei centri cattolici delle varie 30 Il Direttorio veniva pubblicato in due parti, la prima nel 1967 e la seconda nel 1970 e poi riveduto e ampliato nel 1993. La prima parte "Ad Totam Ecclesiam (1967) con quattro capitoli rispondeva ad alcune urgenze concrete e immediate come: La creazione delle Commissioni ecumeniche diocesane e nazionali (nn.3-8). Queste commissioni sono state costituite progressivamente formando una rete di azione efficace per l'ecumenismo locale. Giovanni Paolo Il ha espresso il seguente apprezzamento: "Tali iniziative attestano il coinvolgimento concreto e generale della Chiesa cattolica nell'applicare gli orientamenti conciliari sull'ecumenismo: è questo un aspetto essenziale del movimento ecumenico " (Ut Unum Sint, 31) La validità del battesimo amministrato dai ministri delle altre Chiese e Comunità ecclesiali (9-20). L 'ecumenismo spirituale nella Chiesa cattolica (nn.21-24) La comunicazione nelle cose spirituali con i fratelli separati (nn. 25-63). Gli orientamenti del Direttorio hanno promosso il contatto locale tra i cristiani, la preghiera comune - non senza incertezze - e la parziale communicatio in sacris talvolta con tensioni e trasgressioni, la collaborazione pratica. Il riconoscimento della dimensione ecclesiale delle altre Comunità cristiane e la distinzione fra Chiese ortodosse e le Comunioni oriunde dalla Riforma, per la diversità di gradi di comunione e di converso di divergenze dottrinali, diventava l'ambito del dialogo teologico, dell'azione pastorale, delle possibilità e dei limiti di cooperazione. 31 Negli anni ’70 una questione ha polarizzato l’attenzione dei cristiani e creato vere tensione tra le Chiese: la questione della communicatio in sacris, o dell’intercomunione (come si diceva allora) o della “ospitalità eucaristica”. Il Segretariato per l’Unione è intervenuto in vari modi. In particolare con tre documenti: 1. Dichiarazione (7 gennaio 1970) sulla posizione della Chiesa cattolica circa l’Eucaristia comune tra cristiani di differenti Confessioni, 31 2. Istruzione (1 giugno 1972) circa casi particolare di ammissione di altri cristiani alla comunione eucaristica nella Chiesa cattolica” 31 , 3. Nota (17 ottobre 1973) su alcune interpretazioni della“Istruzione (1 giugno 1972) circa casi particolare di ammissione di altri cristiani alla comunione eucaristica nella Chiesa cattolica” 31 . Un tale susseguirsi di documenti sullo stesso soggetto indica il problema pastorale, teologico e disciplinare, sottostante e fa anche intuire la passione che una tale discussione suscitava. La questione del resto, sostanzialmente chiara dal punto di vista cattolico, rimane aperto nelle relazioni con gli altri cristiani che hanno teologie e prassi diverse. Quei documenti tuttavia hanno offerto un sussidio teologico e pastorale utile.N. 70 / Fall 2006Bulletin / Centro Pro Unione 9 tendenze che si occupavano di ecumenismo e di preghiera per l’unità. Per comodità queste tendenze potevano essere incanalate su due binari: quella che faceva capo a P. Paul Wattson e quella che si rifà all’Abbé Paul Couturier. L’incontro ha avuto luogo a Lyon (13-16 ottobre 1966) e vi presero parte 15 specialisti cattolici. È stato raggiunto un accordo nella linea degli orientamenti conciliari ed è stato formulato il seguente voto: “I rappresentanti dei diversi organismi cattolici d’ecumenismo, riuniti a Lyon su invito di S.E.Mons. Willebrands, hanno espresso il voto che sia costituito un gruppo di lavoro, sotto il patrocinio del segretariato per l’unità, per promuovere, nel clima post-conciliare, un ampliamento della preghiera per l’unità dei cristiani ed uno sviluppo dell’ecumenismo spirituale sotto diverse forme”. La consultazione constatava che “oggi l’ecumenismo spirituale appare come essenziale non soltanto all’unità e al rinnovamento della cristianità, ma anche al progresso e all’avanzamento dell’umanità intera”. Si concordava l’opportunità di stabilire un accordo con il Consiglio Ecumenico delle Chiese. L’incontro con 15 rappresentanti del CEC si realizzava immediatamente dopo a Ginevra (16 –20 ottobre) sul tema: “L’avvenire della Settimana di preghiera per l’unità”. Una relazione di questa consultazione è stata inviata al Gruppo Misto di Lavoro, il quale, nel secondo rapporto approvato e reso pubblico (1967) ha assunto e confermato le conclusioni nel modo seguente: a) Si formerà un gruppo composto da rappresentanti della Commissione “Fede e Costituzione” e dei centri cattolici romani operanti in questo campo; b) Questo gruppo avrà innanzitutto il compito di preparare ogni anno l’opuscolo per la Settimana di preghiera; tale opuscolo sarà messo a disposizione delle Chiese e dei Consigli di Chiese; c) Le Chiese delle diverse nazioni saranno invitate ad adattare il testo dell’opuscolo alle proprie esigenze. Tuttavia questo adattamento dovrà farsi, per quanto possibile, in cooperazione ecumenica; d) La Settimana non si celebra nella stessa data in tutti i paesi. Mentre la maggioranza si attiene alla data dal 18 al 25 gennaio, certi paesi, per ragioni diverse, hanno scelto altre date (cioè il periodo tra l’ascensione e la pentecoste). Nessuna di tali date deve essere considerata obbligatoria dapertutto, ma è importante che tutte le Chiese di uno stesso paese osservino la settimana di preghiera nella stessa data. L’accordo è diventato immediatamente operativo. Nel mese di febbraio del 1967 si è incontrato a Ginevra un comitato misto che ha preparato per la prima volta insieme fra rappresentanti del CEC e della Chiesa cattolica l’opuscolo sulla Settimana di preghiera per il 1968 sul tema “A lode della sua gloria” (Ef 1,12). Da allora ininterrottamente ogni anno si sono preparati insieme i sussidi della preghiera annuale per l’unità dei cristiani. 2. Nel 1972, congiuntamente, il CEC e il Segretariato per l’unità dei Cristiani ha promosso una inchiesta nel mondo intero sull’andamento della settimana di preghiere per l’unità dei cristiani. Sono emersi giudizi positivi, desideri, proposte. È indicativa la risposta data al Segretariato per l’unità alla domanda “In quale anno ha avuto inizio nel vostro paese la Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani”: 1908:1; dal 1920 al 1930 in 7 paesi; dal 1930 al 1940 in 10 paesi, dal 1940 al 1950 in 13 paesi; dal 1950 al 1960 in 27 pesi; dal 1960 al 1970 in 77 paesi, dal 1970 al 1971 in 5 paesi. La grande crescita si è manifestata nel decennio tra il 1960 e il 1970: sono gli anni del Concilio Vaticano II e dell’accordo con il CEC. Esaminati i risultati complessivi dell’indagine è stata apportata una modifica al metodo di lavoro del comitato misto per la preghiera. Questo comitato si era ampliato a tal punto che era difficile lavorare efficacemente. D’altra parte vi era la richiesta che i testi preparati fossero più aderenti alla realtà. La composizione del comitato con rappresentanti di centri di studio rischiava di fatto di rimanere troppo sul campo astratto. Si è deciso si ridurre il numero dei partecipanti: 5 membri per parte. Di converso si è concordato di chiedere ad un gruppo ecumenico locale di un paese, diverso d’ anno in anno, un primo progetto su un tema da stabilire insieme (gruppo locale, CEC , Chiesa cattolica) per avere una varietà di problematiche e di espressioni. Rimaneva sempre in vigore l’esigenza che alla fine ogni paese dovrebbe adattare i progetti alla propria situazione, tenendo anche conto della diversità di tradizioni liturgiche presenti. Il metodo si è mostrato fecondo e sostanzialmente viene usato fino ai nostri giorni con un permanente impatto sui cristiani. 3. Talvolta si ha l’impressione che in vari luoghi la preghiera per l’unità divenga più tiepida. Nella documentazione che perviene al Pontificio Consiglio per l’unità dei Cristiani risulta che la Settimana di preghiere è diventato l’appuntamento ecumenico stabile di ogni anno con espressioni diverse di realizzazione. Che se in alcune zone di un paese cresce una forma di assuefazione, in altri viene introdotta come una novità Tuttavia già nell’inchiesta del 1972 era emerso che la preghiera per l’unità è in stretta relazione con il posto che la preghiera in genere ha in una comunità ed è rispondente alla situazione ecumenica del luogo. Il fatto che i testi siano elaborati assieme dal Consiglio Ecumenico delle Chiese e dalla Chiesa cattolica e parallelamente inviati alle Chiese membri di quel Consiglio e da parte cattolica alle Commissioni ecumeniche dei Sinodi delle Chiese orientali cattoliche e delle Conferenze episcopali sparse nel mondo, ha fatto sì che la preghiera per l’unità penetrasse in ambienti dove non sarebbe stato possibile introdurla separatamente. L’invio congiunto, ogni anno, di un testo comune da parte del Consiglio per l’unione dei cristiani e di Fede e Costituzione del CEC in tutto il mondo costituisce una anàmnesi permanente, l’appello più regolare per la ricomposizione dell’unità dei cristiani.Next >